Maris B653

Sinossi

L’astronauta Debora fluttua nello spazio con la sua singolare tuta spaziale. Dopo una turbolenza si risveglia in un ambiente domestico familiare ma che stenta a riconoscere: tutti gli oggetti che incontra hanno subito una metamorfosi. Esplorando questo ambiente incontra due aliene, sua Madre e sua Nonna, che in modo telepatico le raccontano della loro vita, della sessualità e della maternità. Una volta riallacciato il legame con loro, l’astronauta Debora ripartirà per proseguire il suo viaggio.

Note di regia

Maris, che in lingua friulana significa madri, è anche il nome per rappresentare la stella Polare, guida e riferimento dei viaggiatori. 653 sono i chilometri che separano Roma, città in cui ho vissuto per molti anni, e la mia casa d’origine dove ancora oggi vivono mia madre e mia nonna. In questo rientro mi sono sentita così fuori posto da immaginarmi come un’astronauta che esplora un nuovo pianeta.

Durante la mia adolescenza, quando vivevo ancora a Premariacco, la mia vita era molto condizionata della dimensione religiosa, perché determinava cosa era giusto o sbagliato.

Dopo aver vissuto a lungo in una città come Roma, la mia maternità mi ha riportata a vivere nel mio paese di origine, un piccolo paese di provincia nel nord Italia.

Mi sono scontrata con la grande distanza che esiste tra il mio sguardo sul mondo e quello delle persone che sono rimaste li. Mi sono sentita così fuori posto da immaginarmi come un’astronauta che esplora un nuovo pianeta.

L’intento del corto documentario “Maris B653″ è quello di raccontare, attraverso una narrazione  sperimentale, un’esperienza reale, intima e famigliare, in cui il legame socio-culturale attraversa le vite di tre generazioni di madri.
Quello che racconto è la mia paura, e quella di molte altre donne, di avventurarsi nella vita per scoprire qualcosa di sé e dei propri desideri, abituate culturalmente a un atteggiamento di passiva ubbidienza e regole che non devono essere discusse.

Debora Vrizzi

Credits

Anno: 2022
Produzione: Agherose
Regia e sceneggiatura: Debora Vrizzi
Fotografia: Debora Vrizzi
Scenografia: Michele Bazzana
Costumi: Sara D’Agostin
Montaggio: Maria Fantastica Valmori

Prodotto da Dorino Minigutti, Anna Di Toma e Marc Faye

Sviluppato con il contributo del Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia e del MiC – Ministero della Cultura